Ortho-Bionomy®: tocco in battere o in levare?

02.12.2025

Nel cuore pulsante dell'Ortho-Bionomy®, così come è stata trasmessa dal fondatore Arthur L. Pauls, troviamo una interessante idea di fondo: noi non siamo soltanto un corpo fisico. Aldilà della percezione fisica che abbiamo di noi stessi, con il "contributo" dei dolori, delle contratture, del rilassamento o del piacere, possiamo avere l'opportunità di scoprire che la nostra essenza o la nostra percezione di noi stessi è indubbiamente più espansa. Come può avvenire una simile esperienza, senza rischiare di vaneggiare? Come consuetudine della prassi operativa, il terapista entra in contatto con il fisico della persona sdraiata, con il proposito di rendersi conto della condizione in cui si trova in quel momento. Muove delicatamente le articolazioni, preme su vari punti solitamente dolenti chiamati 'punti trigger', cerca possibili zone contratte, fa delle leggere resistenze al movimento di un braccio o di una gamba per ridare forza alla debolezza dell'arto. Questo perché? Per toccare con mano le problematiche espresse dal paziente e… informare la persona come altro da sé, della relativa gravità della situazione. Spesso le persone alterano la percezione di loro stessi o della loro condizione sminuendo o aumentando la reazione a quello che sentono. Ovviamente questo genera una alterazione della realtà, anche se è soggettiva. La paura di avere un problema grave, aumenterà erroneamente l'intensità del dolore da un livello 4 a un livello 9. Oppure la diminuirà da 9 a 4, se avendo paura che sia grave, esorcizza la percezione del dolore facendo finta che non sia così intenso. In entrambi i casi, il terapista può fare da indicatore esterno, facendo notare al paziente, mentre lui sta facendo l'anamnesi, l'entità più consona alla realtà della sua condizione. Ossia che l'articolazione si può muovere di più o magari di meno di quanto espresso a voce dal cliente. Oppure che la dimensione o intensità della contrattura non sia così grande come sembrava dalla percezione che aveva del dolore, ma più gestibile e chissà più facilmente risolvibile di quanto non avesse stimato. Oppure più problematico, e che quindi necessita di esami più approfonditi. Quindi l'ascolto di sé stessi in termini fisici diventa più preciso, perché ho un altro punto di vista che amplifica la mia percezione. Se noi facciamo tesoro di questo, possiamo dire che già a questo livello puramente fisico, stiamo ampliando questo tipo di percezione su noi stessi, e nel caso facessimo una caduta, saremmo in grado con maggior accuratezza di capire se ci siamo fatti seriamente del male, o se la botta è stata relativamente ammortizzata bene dal corpo. In tal modo, sia che sia più grave (magari una frattura), sia che sia soltanto una lieve distorsione, in entrambi i casi stiamo oggettivizzando molto di più la nostra situazione, esattamente come farebbe un medico, o in questo caso il terapista di Ortho-Bionomy®. Ma il regalo di Arthur donato a noi fruitori di questa terapia manuale, e che appunto avevo definito come "cuore pulsante", è la possibilità di evolvere o affinare ulteriormente la percezione di noi stessi. Quando noi, attraverso i nervi del sistema nervoso, percepiamo che la contrattura o la tensione si è risolta, allora spontaneamente avviene come una specie di rilascio che permette al paziente di lasciare andare quel 'qualcosa' che non voleva o non riusciva a mollare. Quel rilassamento è analogo al micro svenimento di quelle fibre nervose, collegate al cervello, che mantenevano tesa e all'erta la muscolatura per proteggere quella zona. A quel punto la mano ha la possibilità di potersi staccare dal contatto fisico, e in quella pausa o assenza di t0cco fisico, si mette ad ascoltare "dell'altro", o diciamo una percezione già molto meno fisica della percezione corporea. Supponiamo che ci siano dei carboni ardenti, e che chiaramente se li prendo in mano io mi bruci seriamente. Ciò equivale ad una tensione molto dolorosa di un paziente che non vuole essere toccato in quel punto, anche forse per tutelare l'operatore da quel calore, o quel ghiaccio che lo affligge. A nessuno del resto piace essere toccato dove gli fa più male e nemmeno vuole far bruciare il terapista quando entra in contatto con i 'suoi carboni ardenti'. Ma il terapista non può essere tagliato fuori, o non gli si può impedire di aiutare il paziente a cambiare la sua condizione. Allora Arthur ha capito che allontanare la mano dal contatto con il dolore fisico del paziente, significa possibilmente entrare in contatto spesso risolutivamente con una ottava più alta del corpo del paziente, o 'con il calore che emana dalla brace'. Un po' come quando si batte su una campana tibetana, e con attenzione si possono percepire gli armonici assai più impercettibili. Nulla di cui preoccuparsi. Con attenzione e cura, inizio a percepire qualcosa che normalmente è così impercettibile che dubito della sua esistenza: l'armonico relativo alla nota iniziale che è stata suonata, o premuta sul paziente. Quello è l'ascolto o la percezione del corpo aurico o elettromagnetico, che avviene senza contatto fisico, ma che è possibile percepire lo stesso con la mano in levare, il metafisico. Questa espansione corrisponde a due cose: all'ulteriore affinamento della capacità di percezione di sé, e al conseguente dono dell'evoluzione personale, che effettivamente è insita nella nostra vita terrena. Continuo a sentire di avere un corpo, ma questa volta è una percezione che si espande molto di più facendomi sentire molto più grande di quanto credessi. Il cosiddetto godimento che deriva dallo sganciamento con il corpo fisico per entrare in contatto con quello aurico in espansione, è indicibile, perché lo possiamo paragonare soltanto a quando sognando io riesco a volare, o mi trovo contemporaneamente in due luoghi distinti: il letto dove riposa il corpo fisico, e il racconto onirico che sto vivendo in un altro spazio tempo. Una specie di sogno ad occhi aperti. Questo regalo è inestimabile, perché possiamo riuscire a sentirci per così dire in espansione che è un po' un modo di dire di essere in evoluzione. Per questo Arthur aveva affermato che Ortho-Bionomy® è "L'evoluzione del concetto originale". Dopo vari trattamenti, cominciamo a trasformarci, a evolvere, soprattutto se l'operatore o l'operatrice sono in grado di accompagnarti con la mano staccata dal corpo, nell'affascinante viaggio di una percezione aumentata di sé. E per permettere questo, il contatto deve essere gestito non solo da una efficienza intellettuale, ma anche da un'apertura di cuore e di intuito non indifferenti!

Alex Lattanzi – operatore e docente di Ortho-Bionomy®